Donazione revocata

Se il debitore dona un bene per sottrarlo al creditore, il giudice può annullare l’atto.

Il Tribunale di Patti ha accolto la richiesta di un creditore che aveva chiesto di dichiarare inefficace una donazione fatta dalla debitrice alla figlia, ritenuta lesiva dei propri diritti. Il creditore era assistito dall’Avv. Michele Mondello.

Può accadere che una persona, pur avendo un debito accertato con sentenza, decida di donare un proprio bene a un familiare. Chi si trova in questa situazione, e teme di non poter più recuperare quanto gli spetta, può chiedere al giudice di annullare l’atto che ha ridotto il patrimonio del debitore.

Nel caso esaminato, il creditore vantava un credito già riconosciuto in giudizio. La debitrice, nonostante ciò, aveva donato alla figlia la propria quota di una società. Il giudice ha valutato che tale gesto ha reso più difficile la soddisfazione del credito, privando il patrimonio del debitore di un elemento utile al creditore stesso.

La legge prevede uno strumento di tutela per chi ha diritto a ricevere un pagamento e vede il debitore disfarsi dei propri beni. Si chiama “azione revocatoria”. Serve a rendere inefficaci, nei confronti del creditore, quegli atti che il debitore compie allo scopo (o comunque con l’effetto) di danneggiare le legittime aspettative del creditore.

Perché questa azione sia accolta, devono emergere alcuni elementi: che il credito esista, che l’atto sia pregiudizievole e che il debitore fosse consapevole del danno che stava arrecando. Se si tratta di una donazione, la legge è ancora più rigorosa: basta dimostrare che l’atto è successivo al sorgere del credito e che il debitore sapeva di danneggiare il creditore.

Questa vicenda conferma che chi agisce in tempo può ottenere giustizia, anche quando il debitore cerca di sottrarsi ai propri obblighi.

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